La Lotus Elise S1 (o Type 111), esposta in anteprima al Salone di Francoforte del 1995, rappresentò in certo senso una specie di ritorno alle origini per la Casa inglese. Un ritorno interpretato ovviamente alla luce delle nuove tecnologie. Reduce dalla tiepida accoglienza riservata alla Elan SE e dal passaggio dalle grandi mani della General Motors a quelle inevitabilmente più piccole della Bugatti di #Romano Artioli (dal nome della cui figlia il nuovo modello prende nome), la Lotus non era economicamente in grado di progettare una granturismo in grado di sostituire la Esprit da ormai vent’anni a listino. E poiché, come spesso capita in situazioni come questa, la necessità aguzza l’ingegno, per rinfrescare la gamma senza dover investire somme di cui peraltro non dispone, sviluppò, come probabilmente avrebbe fatto Colin Chapman, una spider compatta e leggera, caratterizzata da allestimenti e finiture essenziali, estremamente maneggevole e dotata di un’ottima tenuta di strada. Una sorta di “Lotus Seven degli Anni 2000”.
Un progetto molto particolare
Il progetto fu affidato #Max David che realizzò una vettura lunga 3,7 metri con un rapporto peso/potenza da fare invidia a molte supercar. Grazie infatti ad un peso piuma di neanche 680 kg, nonostante il 4 cilindri #Rover serie K di 1.796 cc sviluppasse solo 120 CV (89 kW), la Elise aveva un’accelerazione sensazionale e superava agevolmente i 200 km/h. La carrozzeria in vetroresina, progettata in collaborazione con #Peter Stevens, era montata su un telaio #monoscocca in alluminio le cui componenti era state opportunamente piegate, sagomate ed incollate tramite collanti epossidici: una soluzione innovativa che permetteva di controllare meglio le tolleranze e di preservare le proprietà meccaniche del metallo in corrispondenza delle giunzioni. L’elevata rigidità torsionale della monoscocca permetteva inoltre alle sospensioni di lavorare sempre in modo preciso e di garantire un comportamento sempre costante nel tempo.

Alla versione originale fu affiancata, in occasione del Salone di Ginevra del 1999, la #Elise 111S equipaggiata con un motore Rover a fasatura variabile da 145 CV (108 kW) sviluppato dalla stessa Lotus e dotata di sedili meglio imbottiti. L’anno seguente fu la volta della #Elise 340R che con i suoi parafanghi singoli sui pneumatici semi-slick #Yokohama Advan rappresentava dal punto di vista estetico un altro passo verso l’antenata Seven. Fu prodotta in una serie limitata di 340 esemplari (da cui il numero 340), tutti venduti ancor prima di essere costruiti. Il 4 cilindri Rover fu riproposto nella versione #VHPD (Very High Performance Derivative) curata dalla stessa Lotus che, priva di fasatura variabile, sviluppava 177 CV (132 kW). In considerazione del fatto che la vettura, pur essendo omologata per un normale impiego stradale, fosse utilizzata quasi esclusivamente in pista, la Lotus realizzò il kit di potenziamento denominato #TrackPack che prevedeva un ulteriore aumento della potenza a 192 CV (143 kW) ed una riduzione del peso della vettura a soli 571 kg. Le nuove normative europee sulla sicurezza impedirono di produrre la Elise S1 nel XXI Secolo.
Un cliente speciale
«L’Elise S1 è il modello che mi ha fatto conoscere il marchio Lotus» ricorda Paolo Zannelli, dinamico presidente del #Club Lotus Italia (CL). «Poco più che ventenne, all’inizio degli Anni 2000, mi recai con mio padre presso una concessionaria Land Rover di Firenze, all’epoca anche concessionaria Lotus, e rimasi subito folgorato da quella spyder piccola e dalla linea spettacolare, l’Elise S1 appunto. Trascorsero ancora diversi anni prima dell’acquisto della mia prima Lotus, una Elise RGB, ben più evoluta della S1: tuttavia se sono un fortunato possessore di Lotus ancora oggi e la mia passione per la Casa inglese mi ha spinto fino a fondare Club Lotus Italia, tutto è dipeso dall’incontro fortuito con l’Elise S1 nella concessionaria di Firenze. Non nego che possederne una rappresenta un piccolo sogno nel cassetto».

Quotazione sul mercato
Prodotta in soli 12.000 esemplari, la Lotus Elise S1 è una sportiva ancora oggi molto apprezzata grazie a doti come leggerezza e agilità leggendarie, oltre che per il design essenziale. Anche il fatto di essere stata la creazione che quando è uscita ha risollevato le sorti del marchio, con il suo telaio in alluminio incollato e il prezzo accessibile, ha contribuito a farne un’auto assolutamente di successo. Sulla quale si è basata peraltro molta della produzione successiva della Lotus, sia dal punto di vista strutturale che meccanico e aerodinamico. Secondo Car & Classic, si può trovare ad un prezzo compreso tra 15.000 e 35.000 Euro a seconda dello stato di conservazione.