Immaginate di essere al volante di un’auto sportiva degli Anni ‘50 e di viaggiare a velocità sostenuta su una strada con tratti tortuosi. Il motore sale di giri e la vettura prende sempre più velocità. Per affrontare le curve in sicurezza bisogna agire con forza sul pedale del freno e l’impianto frenante viene in questo modo sottoposto ad uno sforzo enorme. Il susseguirsi prolungato di questa azione porta al surriscaldamento dei materiali di attrito con una conseguente perdita di efficacia.
Oggi ci sembra impossibile, ma fino a qualche decennio fa questo era un problema comune. La soluzione? i freni a disco. Ma cosa sono i freni a disco e perchè sono così importanti? Un freno a disco è composto principalmente da un disco metallico collegato alla ruota e da una pinza che, grazie ad un sistema idraulico, spinge delle pastiglie contro il disco per rallentare o fermare l’auto. La loro caratteristica vincente è la capacità di dissipare il calore: un aspetto cruciale per garantire prestazioni costanti, specialmente durante frenate ripetute o prolungate.
Prima della loro introduzione, la maggior parte delle auto utilizzava i freni a tamburo. Questi, sebbene funzionali, soffrivano di un problema noto come fading: la drastica perdita di efficienza della frenata a seguito del surriscaldamento dei materiali d’attrito. Un problema molto grave ed un rischio pericoloso soprattutto nelle competizioni e nelle discese ripide per le auto stradali.
Quella Jaguar a Le Mans 1953
La prima vettura a utilizzare freni a disco fu la Jaguar C-type, un’automobile da corsa iconica che partecipò alla 24 ore di Le Mans vincendo l’edizione del 1953. Grazie ai freni a disco progettati dalla Dunlop, la C-type dimostrò una resistenza che le sue rivali non erano stati in grado di eguagliare.
Prima di allora, le auto da corsa facevano affidamento sui freni a tamburo, che diventavano inutilizzabili dopo pochi giri di gara a causa del surriscaldamento. La Jaguar C-type, invece, continuava a frenare in modo equilibrato e potente anche dopo ore di competizione.
La differenza era evidente. Mentre i freni a tamburo accumulavano calore all’interno di una struttura chiusa, i freni a disco, con il loro design aperto, riuscivano a disperderlo molto più rapidamente.
Nonostante l’evidente superiorità dei freni a disco, molte Case automobilistiche tardarono ad adottarli. I motivi? Costi di produzione più alti, una complessità tecnica maggiore rispetto ai freni a tamburo e una certa riluttanza a cambiare tecnologie ormai consolidate.
Per anni, i freni a tamburo continuarono a dominare sulle auto di serie, anche perchè, per un uso quotidiano a velocità moderate, il loro vantaggio non era così evidente. Tuttavia, il mondo delle corse fece da laboratorio: negli anni successivi alla Jaguar C-type, sempre più vetture sportive iniziarono a sperimentare i freni a disco, rendendoli la scelta obbligata per chi voleva vincere.
Nel 1955 sulla Citroen DS
Dopo il debutto sulle piste, i freni a disco iniziarono a comparire anche sulle auto stradali. Una delle prime fu la Citroen DS nel 1955, un’auto rivoluzionaria sotto molti aspetti, dai freni alla sospensione idropneumatica. La DS montava freni a disco anteriori, dimostrando come questa tecnologia non fosse riservata solo alle auto sportive, ma potesse migliorare la sicurezza di qualsiasi veicolo.
Negli Anni ‘60, i freni a disco diventarono sempre più comuni sulle auto di fascia alta e, progressivamente, anche sui modelli più economici.
La transizione fu guidata da fattori come la ricerca di migliori prestazioni in termini di maggiore potenza frenante e resistenza al fading; di maggiore sicurezza, considerando che le auto iniziavano a diventare più veloci, e che di conseguenza necessitavano di impianti frenanti più affidabili; di una significativa riduzione dei costi, dato che con il passare del tempo, la produzione dei freni a disco era diventata più economica, rendendoli accessibili anche ad una produzione di auto più popolari. Negli Anni 70, i freni a disco anteriori sono ormai uno standard per molte vetture, mentre quelli a tamburo sono mantenuti al posteriore.
Uno standard mondiale
Oggi sono la norma su quasi tutte le automobili, con alcune eccezioni per i veicoli più economici o leggeri che utilizzano ancora freni a tamburo al posteriore. ma non si tratta più degli stessi freni a disco degli anni 50: la tecnologia si è evoluta enormemente.
Alcune delle innovazioni più recenti: materiali avanzati: molti freni a disco sono realizzati in materiali come la ceramica o il carbonio, offrendo prestazioni incredibili nelle auto sportive anche se ovviamente ad un prezzo ancora molto elevato. Le Case automobilistiche continuano poi a lavorare su freni sempre più leggeri, efficienti e resistenti, spingendo al massimo le prestazioni senza sacrificare la sicurezza.
Guardando indietro, è chiaro che l’introduzione dei freni a disco è stata una delle pietre miliari nella storia dell’automobile. dalla Jaguar C-type alle hypercar di oggi, questa tecnologia ha migliorato la sicurezza, le prestazioni e il piacere di guida.
Oggi diamo per scontato che i nostri freni funzionino sempre, in ogni condizione. ma dietro questa sicurezza c’è una lunga storia di innovazione, prove in pista e sviluppo tecnico. I freni a disco ci ricordano che anche i dettagli più silenziosi di un’auto possono fare la differenza tra una guida comune e un’esperienza straordinaria.
Ottimo articolo!
Un articolo davvero interessante, ricco di informazioni e notizie che arricchiscono la coltura in questo straordinario settore. L’automobilismo e’ ormai un classico, dopo piu’ di un secolo di storia e certe cose si perdono se non si rispolverano di tanto in tanto. Proprio come i dischi!